Prima lezione IPT

Perché l’informatica è bella.

Cos’è il computer.

Il computer in italiano si chiama calcolatore perché fa sempre un sacco di calcoli.

Quindi il calcolatore è pieno zeppo di numeri e passa tutto il tempo a fare delle operazioni tra i numeri che stanno li.

Ma i numeri nel calcolatore non sono proprio tutti uguali. A seconda del posto che occupano possono significare cose diverse. Ecco quindi spiegato come mai il calcolatore sembra fare molte più cose che calcolare.

Quando il calcolatore è a posto col cervello esso sa dare il significato corretto ad ogni numero che sta al suo interno.

Ma chi dice qual’è il significato corretto dei numeri?

Dare un significato ai numeri è il lavoro del programmatore.

Cos’è un programma.

Un programma è un insieme di numeri con un significato particolare. Sono le istruzioni che indicano al calcolatore cosa cambiare tra i suoi numeri. I programmi sono l’intelligenza del calcolatore.

Un programma può essere corretto oppure rotto.

Quando è corretto il calcolatore fa quello che il programmatore si aspetta, quando è rotto, il programma fa una cosa diversa dal previsto e il programmatore deve andare a cercare il problema e magari risolverlo.

Allora comandiamolo!

I primi programmatori facevano proprio così: bucavano dei foglietti di cartone per comunicare al calcolatore le istruzioni. Poi sono arrivati i nastri magnetici, i video le tastiere, i dischi e tanta memoria per il nostro calcolatore.

Infine abbiamo trovato una maniera più semplice per fare i programmi: invece di dirgli cosa fare gli descriviamo le cose come stanno e le regole tra le cose e lasciamo ad altri programmi il compito di tradurre la nostra descrizione in istruzioni.

Come si descrive la realtà.

Per descrivere la realtà bisogna avere una grande passione per la matematica, uno spirito di osservazione acuto, una pazienza smisurata e come in tutti i lavori il gusto del bello.

La passione per la matematica serve a formare nel nostro cervello una scatola degli attrezzi ben fornita, dove conosciamo i nostri attrezzi per nome, avendoli utilizzati a lungo. Questi strumenti si chiamano astrazioni.

Lo spirito di osservazione ci serve a capire quale astrazione si nasconde dietro la realtà che vogliamo descrivere.

La pazienza serve a mettere a posto gli errori che riempiono il lavoro del programmatore in ogni aspetto, da quando pensa a quando scrive il programma.

Il gusto per il bello serve a lottare per ottenere un risultato che oltre a funzionare ci fa sentire orgogliosi del nostro lavoro di scrittori di codice. Spesso stiamo svegli la notte per ripulire il nostro lavoro e per documentarlo, sebbene il risultato voluto l’abbiamo già ottenuto.

Tutte queste caratteristiche sono il frutto di una sfida con il nostro cervello, una sfida che ci piace.

Quanta fatica, ma dov’è il bello ?>

Il bello dell’informatica è che ci permette di capire le cose come funzionano, ci stimola ad analizzarle in maniera accurata, ci da fiducia nelle nostre capacità, ci fa sentire piccoli quando non capiamo i problemi e grandi quando li risolviamo e soprattutto ci insegna a essere logici, a non credere alle superstizioni e a svelare i trucchi del mondo che ci circonda.

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